La Calabria fa schifo… Ma solo per chi non c’è mai stato: Praia a Mare
Il verde delle zone montuose, il blu delle acque cristalline della spiaggia che si imbrunisce in un blu prussiano in prossimità delle grotte presenti vicini i vari isolotti e atolli, che caratterizzano questo paesaggio da cartolina.
Così si presenta Praia a Mare, località balneare in provincia di Cosenza che si estende da parte della Riviera dei Cedri, fino alle pendici dei Monti dell’Orsomarso nel Parco Nazionale del Pollino.
Dalle prominenze rocciose che si allungano verso la costa fino a quasi tuffarsi nel mare, spunta imponente l’Isola di Dino, fiore all’occhiello di Praia a Mare.
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L’Isola di Dino
l’Isola di Dino, uno dei gioielli del Tirreno, è raggiungibile comodamente in barca o pedalò direttamente dalla costa di Praia a Mare. Quest’aspra montagna di roccia emerge dal mare fino a 100 metri di altezza e nasconde caverne e grotte suggestive.
Arrocata nel punto più alto c’è la Torre dell’Isola, raggiungibile senza troppa fatica a piedi.
Da qui è possibile ammirare un panorama suggestivo sull’intero golfo, capace di togliere il fiato.
Il nome dell’isola è un’eredità lasciata del passato greco di queste terre.
Dino infatti deriva dal termine greco ‘dina’, che significa tempesta, a testimonianza di come il mare che circonda l’isola possa diventare impetuoso nell’infrangersi contro scogli dell’isola.
Nonostante questa prima versione, c’è chi vorrebbe far risalire l’origine del nome alla sua bellezza.
Data l’impagabile vista offerta dell’isola, si sostiene che sull’isola fosse presente un tempio, il tempio di Aedina, consacrato dai naviganti alla dea della bellezza, Venere. Da qui dunque il nome.
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Dai Pirati alla famiglia Agnelli
Seppur piccola, l’isola è ricca di storia.
Difatti fu testimone di lotte, battaglie, incursioni piratesche, assalti e difese disperate.
Da prima, vascelli mussulmani vi fecero tappa in più occasioni nel corso delle loro spedizioni militai nel nostro paese.
Nel 1600 il litorale vide l’assalto dai Turchi, che in quel periodo terrorizzava l’intero Meridione d’Italia.
Per scappare gli aietani si trincerarono sull’isola ed opposero forte resistenza, ma dopo qualche giorno di assalto furono tutti catturati ed uccisi.
Nel 1806 l’isola divenne base delle operazioni della flotta anglo borbonica, agli ordini dell’ammiraglio Sidney Smith, che tentava di opporsi alla penetrazione dell’esercito napoleonico in Calabria.
Nel 1812, in seguito all’abolizione della feudalità per mano di Gioacchino Murat, il Demanio reale sottrasse l’isola al Marchese di Aieta, per concederla a Comune di Aieta.
Ai tempi della prima guerra mondiale, al largo dell’isola un sommergibile tedesco affondò un piroscafo inglese che trasportava derrate alimentari. Tale gesto costò la perdita di molte vite umane, e in ricordo di quanto accaduto la campana della nave venne donata al Santuario della Madonna della Grotta.
Fu issata sul campanile dopo essere stata ribattezzata “Santa Maria della Vittoria”.
Nel 1928 l’isola diventa proprietà del Comune di Praia a Mare, il quale nel 1962 la vendette per 50 milioni alla società Isola di Dino S.p.A. del Comm. Bottani e di Gianni Agnelli, per un progetto il cui scopo era la valorizzazione e lo sviluppo turistico a livello internazionale dell’intero territorio da Fiuzzi a San Nicola Arcella.
L’isola fu sminata e venne costruita una strada di 1700 metri che collega il pontile di attracco con la parte alta dell’isola, dove vi erano costruiti dei cottages.
Nella parte bassa, all’altezza della Grotta del Leone, sorsero dei tucul con ristorante.
Nel 2010 la proprietà dell’Isola, ormai abbandonata, è passata nelle mani di Matteo Cassiano, giovane imprenditore Praiese che ha intrapreso un processo di valorizzazione del sito.
Le Grotte dell’isola di Dino.
Varie sono le grotte presenti intorno attorno all’isola, in parte sono state erose dal moto ondoso e sono ricche di concrezioni.
Tra le più importanti troviamo sicuramente la Grotta Azzurra, che si caratterizza per il suggestivo spettacolo di luci che si creano al suo interno. La luce riflessa sull’acqua permette alla grotta di assumere varie sfumature di colori, dall’azzurro intenso al verde.
Un’altra grotta degna di nota è la grotta del Leone, al cui interno è possibile pescare il corallo. Il suo nome lo si deve ad una roccia dal colore smeraldo posta quasi al fondo della grotta, dalle sembianze di un leone disteso con lo sguardo rivolto verso l’alto.
Anche qui la luce crea interessanti sfumature di colore, dai toni più rosati fino ad un verde intenso quasi nero.
Turchi e Musica
Il legame della città con il mare lo si evince anche nella sua storia e le sue tradizioni.
L’isola di Dino non è l’unica a godere di una storia affascinante
Come già visto nel passato dell’isola di Dino, i turchi si ripresentano in un altro luogo di spicco della città di Praia, il Santuario della Madonna della Grotta.
La leggenda vuole infatti che un capitano cristiano, per mettere in salvo la statua della Madonna col Bambino dalle mani dei mariani Turchi, la nascose all’interno della grotta, dove si trova tutt’ora ancora oggi.
La Madonna viene celebrata in processioni durante i giorni di Ferragosto, periodo in cui la città è estremamente viva con numerosi eventi musicali.
Tra i più importanti eventi musicali della città sono il Praia World Festival e il premio Sonora.
Ci sarebbe tanto altro da raccontare sulla città di Praia, ma il nostro consiglio è sicuramente di andarla a visitare per scoprire ogni sua bellezza.
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