La fine degli hamburger?
Ciao caro lettore, stamattina mentre ero intento ad avviare tutti i mie processi neurali sfruttando l’aiuto di un bel caffè, mi sono imbattuto in una notizia a dir poco bizzarra.
Ho infatti letto in merito a quanto accaduto recentemente a Singapore, dove il governo ha approvato la vendita nei ristoranti di prodotti alimentari ricavati da cellule staminali.
Dopo l’utilizzo delle cellule staminali in molti campi della medicina e della chirurgia siamo dunque arrivati oggi alle bistecche, agli hamburger e ai dadini di pollo.
Ma cosa sono queste carni sintetiche?
Si parte dalle cellule staminali, ovvero cellule primitive e non differenziate che hanno la capacità di trasformarsi in diversi altri tipi di cellule del corpo.
Queste cellule posso essere prelevati da vari organi o parti del corpo, come ad esempio il cordone ombelicale o il sangue.
Una volta estratte queste possono essere fatte riprodurre in laboratorio e con i filamenti che se ne ottengono, assemblandoli opportunamente (ne servono migliaia) è possibile creare qualcosa di simile alla carne, a un hamburger.
Alla base di questo processo quindi non c’è più l’allevare un animale per ottenerne la carne, ma bensì quello di coltivare direttamente la carne.
A queste cellule non devono mancare ormoni, vitamine e sostanze antifungine per evitare la contaminazione delle colture.
Il processo dunque è tutt’altro che di facile realizzazione.

Una svolta positiva? Forse.
Molti sono i vantaggi che si vogliono attribuire a questa scoperta, tra cui quello che sostiene che tale processo sia necessario per ridurre la fame nel mondo e soddisfare la crescente richiesta di proteine animali dai paesi in via di sviluppo.
Il problema della fame e della denutrizione, che continua a registrare numeri crescenti, non dipende dalla mancanza di cibo, difatti il quantitativo di quello prodotto oggi è ampiamente sufficiente per il doppio della popolazione mondiale.
Il vero problema è bensì lo spreco.
A oggi, ogni giorno solo nel nostro paese vengono buttate più di 4.000 tonnellate di cibo, mentre in Europa 50mila.
Il tema della carne coltivata in Europa non è stato minimamente affrontato, ma quanto appena accaduto a Singapore dove la carne coltivata è praticamente in tavola, potrebbe portare a una apertura sul tema anche qui da noi.

Abbattere lo spreco, la vera soluzione.
Da Mi’Ndujo da sempre ci siamo schierati a favore dell’ambiente diventando completamente
“Plastic Free” e soprattutto portavoce della tradizione culinaria della nostra Calabria.
E’ per questo che, se anche dovessero arrivare da noi questo tipi di carni, a noi la questione non toccherebbe minimamente.
Continueremo a servire i nostri hamburger di sempre, fatti “all’antica” con tutto il gusto autentico e le emozioni che le ricette tramandate dalle nostre nonne possono trasmettere.
Non è una questione di insensibilità verso l’ambiente, anzi come detto prima questi temi ci toccano e li affrontiamo quotidianamente, ma preferiamo farlo “rinunciando” allo spreco, e favorendo il rispetto della stagionalità dei prodotti e delle nostre tradizioni.

Quindi caro lettore non temere, nei nostri locali non troverai mai carni coltivate, i tanto amati Mi’Ndujo, Mi Sbunno, Bisignano e tutti i paninazzi conserveranno il loro gusto inconfondibile e tutti i loro odori di Calabria.
Stefano Lerose
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